Anna Riggs Miller (1741-1781)

La “comare di Bath”, come la chiamavano nei salotti alla moda, è un esempio straordinario di determinazione e passione per l'apprendimento.

Anna Riggs MillerAnna Riggs Miller era nata nel 1741 da Edward Riggs e sua moglie Margaret Pigott, della storica casa di Chetwynd, Shropshire. Suo nonno, Edward Riggs, era stato membro della Camera dei Comuni irlandese, commissario alle entrate e consigliere privato in Irlanda, e Anna ereditò gran parte della sua ricchezza.

Nel 1765 sposò John Miller, un membro di una povera famiglia irlandese. Miller aveva prestato servizio durante la Guerra dei Sette Anni, ma rassegnò le dimissioni alla pace del 1763. Anna portò in dote una grande fortuna e lui adottò il suo cognome da nubile prima del suo. Nel 1778 John Miller divenne baronetto e Anna assunse il titolo di Lady Miller. Nei salotti alla moda la chiamavano “la comare di Bath”, prendendo spunto dalla lussuosa residenza di Bath Easton che John Miller aveva fatto costruire a costi stravaganti e dove la donna aveva istituito un salone letterario.

In Italia Lady Miller aveva acquistato un vaso antico, rinvenuto a Frascati nel 1759. Il vaso fu posto su un “altare” decorato con alloro e gli ospiti erano soliti deporvi motti e madrigali dedicati alla padrona di casa. Fanny Burney, scrittrice satirica e drammaturga del tempo, la descrive come “una dama rotonda, paffuta, dall’aspetto rozzo, sulla quarantina, che fa di tutto per sembrare un’elegante donna alla moda, restando solo una donna normale nella vita molto comune, con bei vestiti addosso”.

Insomma questa ricca ereditiera, non aveva affatto l’aria della maliarda, quanto piuttosto di una donna dall’aspetto ordinario, seppur agghindata sempre in maniera elegante, ma comunque di viva curiosità, di vasta cultura e dotata di un carattere forte e deciso.

Del resto la giovane Anna era cresciuta con una forte convinzione dell’importanza dell’istruzione e della necessità di espandere le proprie conoscenze. Fin da giovane, dimostrò un’insaziabile curiosità per il mondo che la circondava, era un’avida lettrice e trascorreva ore nella biblioteca di famiglia, immersa in testi di storia, filosofia e letteratura. Ma il mondo che leggeva nei libri non era abbastanza per lei, voleva vederlo con i propri occhi.

Per Anna Riggs Miller, il Grand Tour rappresentava quindi l’opportunità perfetta per perseguire la sua passione per l’apprendimento, per esplorare il mondo, approfondire la conoscenza, sviluppare una prospettiva più ampia sulla vita e sulla cultura e per vivere un’avventura che avrebbe infranto gli schemi di genere dell’epoca. Il suo viaggio in Italia, in particolare, le ha offerto una finestra sull’arte, la storia e l’archeologia che avrebbe arricchito la sua vita per sempre.

Intraprese il suo Grand Tour in Europa nel 1770. Il viaggio la portò ad attraversare molti paesi europei, tuttavia fu il suo soggiorno in Italia che ebbe l’impatto più duraturo sulla sua vita e sulla sua formazione. In Italia seguì il più tradizionale dei percorsi peninsulari che va dal passo del Moncenisio fino a Napoli, passando per Torino, Genova, Bologna, Firenze, Siena, Roma e deviando al ritorno per Loreto, Venezia, Vicenza, Verona e Milano. Roma, la città eterna, era un punto focale del viaggio di Anna in Italia. Qui, immergendosi nelle rovine degli antichi monumenti romani, Anna acquisì una profonda comprensione dell’arte, dell’archeologia e della storia dell’antica Roma potendo finalmente esplorare il passato in modo tangibile. A Roma, però, la sua curiosità viene attratta anche dal florido mercato delle opere d’arte e dei souvenir di pregio tanto da spingerla a dare consigli ai suoi connazionali su quali atelier di ritrattisti, laboratori di intagliatori di gemme e cammei e studi di incisori fossero da ritenere più meritevoli di una visita.

Nel suo percorso attraverso l’Italia, Anna visitò anche Firenze, uno dei centri culturali più importanti del Rinascimento. Qui, fu affascinata dall’arte di grandi maestri, le opere d’arte esposte nelle gallerie fiorentine fecero vibrare la sua anima e la ispirarono a studiare l’arte in modo più approfondito.

Oltre alle collezioni artistiche, altre due componenti del viaggio catturano l’attenzione di Lady Miller e stimolano il suo estro narrativo: i tracciati viari, che ci permettono oggi di ricostruire in maniera attendibile la viabilità dell’epoca e le locande con i cambi di posta. La scrittrice spesso se ne serve anche per far risaltare la dimensione avventurosa del viaggio, descrivendo sovente percorsi inconsueti nei minimi dettagli, come quando tra Bologna e Ferrara devia di alcune miglia per ammirare i dipinti del Guercino costringendo il veicolo a procedere a passo d’uomo su strade paludose. Oppure quando è costretta a fare tappa nella locanda di Radicofani, tra le più malfamate dell’epoca, dove le lenzuola sono talmente sporche che non resta che afferrarle con il tizzone del camino e depositarle in un angolo della stanza.

Il resoconto di questo viaggio diventerà il primo esemplare di guida dell’Italia redatta da una donna. Una guida originale, documentata con cura e piena di confronti con altri manuali dell’epoca. L’opera con il titolo di Letters from Italy (1776) è divisa in tre volumi ed è in forma epistolare. Come dichiara Anna, deriva dall’impegno preso con la madre, rimasta a casa ad accudirle i figli durante la sua assenza, di descriverle giorno per giorno gli usi e i costumi, i monumenti e le opere artistiche che si trovano in Italia, in modo che anche la donna possa fare il suo stesso viaggio pur restando in Inghilterra. Nelle prime pagine del volume dichiara di volersi occupare in maniera dettagliata di tutti quegli aspetti che non sono stati presi nella dovuta considerazione dalle guide degli autori famosi come quelle di Richard, Keyssler e Lalande. Il raffronto con i redattori delle altre guide spesso assume il carattere di un vero e proprio battibecco pittoresco.

L’estro di Anna Miller si rivela ad ogni passo, così come il suo senso dell’umorismo. La scrittrice infatti sa bene che accanto alla dimensione documentaria, la narrazione di un viaggio deve essere arricchita da scoperte impreviste, accadimenti fortuiti, descrizioni di eventi pittoreschi e folcloristici. Sono proprio questi che promuovono il viaggiatore al ruolo di protagonista e lo distinguono dal viandante comune e da chi si muove per motivi professionali. Ad esempio, racconta un episodio avvenuto nel corso di una visita alle catacombe di San Sebastiano a Roma, quando, dopo essersi trattenuta un po’ più a lungo del dovuto per decifrare un’iscrizione si accorge che il marito e la guida sono andati avanti lasciandola sola. La fiamma del moccolo che ha in mano sta esalando l’ultimo respiro e non le resta che provare ad urlare nella speranza che qualcuno la senta e venga a recuperarla. L’aria soffocante del cunicolo però le strozza la voce in gola, presa dal panico la donna prova a scappare ma qualcuno la trattiene per la gonna. La donna pensa siano gli spiriti dei morti che non vogliono lasciarla andare via, tra i quali si immagina anche il marito, trapassato in quel mondo di ombre dopo essere stato pugnalato dalla guida. In realtà, la gonna era semplicemente impigliata in uno spuntone delle parete e una volta liberata, la donna riesce a procedere a tentoni e dopo un paio di svolte ritrovare il marito che, non accortosi di nulla, sta esaminando un bassorilievo in compagnia della guida che lo illumina con la torcia.

Anna Riggs Miller è un esempio straordinario di determinazione e passione per l’apprendimento. Il suo coraggio nel percorrere il Grand Tour e, in particolare, il suo viaggio in Italia hanno contribuito a plasmare la sua visione del mondo e la sua comprensione della cultura europea.