Madame de Staël (1766-1817)

Una vita intensa e una penna dalla grande forza provocatrice in grado di tenere testa perfino a Napoleone.

Madame de StaëlAnne-Louise Germaine Necker, meglio conosciuta come Madame de Staël, è una delle figure più influenti e interessanti del XVIII secolo in Francia. Nasce il 22 aprile 1766 a Parigi da Jacques Necker, noto banchiere svizzero, studioso di economia di fama europea ed ex direttore generale delle finanze sotto Luigi XVI, e Suzanne Curchod, donna di grande cultura nota per aver ospitato uno dei più eminenti salotti letterari e artistici della Parigi dell’Ancien Régime.

La piccola Anne-Louise trascorre quindi le sue giornate nel salotto della madre studiando letteratura e poesia, lingue antiche e moderne, storia e geografia, matematica e politica economica, danza e galateo, e a soli undici anni può già annoverare tra i suoi confidenti il filosofo Diderot, il matematico D’Alembert e lo storico Edward Gibbon.

Quando la fanciulla arriva in età da marito, “scartati i vecchi, gli imbecilli e i cattolici”, la scelta ricade sul barone Erik-Magnus Staël von Holstein, un diplomatico svedese protetto di Gustav III, gradito alla Corte di Versailles, dove nel 1785 si celebra il matrimonio. Dopo quattro anni i coniugi de Staël divorziano consensualmente: i tre figli restano con la madre.

Dotata di coraggio, irriverenza e un’estrema intelligenza, Anne-Louise dà presto vita a un proprio circolo culturale. Nel 1797 apre infatti a Parigi il suo celebre salotto letterario, che però fa anche politica. Seguendo le orme materne, inizia presto a ospitare le menti più illuminate del periodo, gli artisti più rinomati che transitano in città, i maggiori intellettuali dell’epoca, che si ritrovano tutti al numero 470 di Rue du Bac per conversare sulle tematiche più disparate in compagnia della signora Staël.

Questo piccolo ma influente fulcro di scambi cattura ben presto anche l’attenzione del Generale Bonaparte. I due si incontrano di persona per la prima volta nel 1797 per discutere l’assetto politico della Confederazione elvetica, occupata dai Francesi e lacerata da dissidi interni. È l’inizio di una viscerale antipatia reciproca che durerà, in misura forse eccessiva, per tutta la vita. Del resto la distanza tra i loro modi di pensare è evidente: da un lato abbiamo l’intellettuale secondo cui “ogni donna, come ogni uomo, dovrebbe seguire la propria inclinazione e i propri talenti”, dall’altro il giovane militare per cui “la migliore donna al mondo è quella che ha partorito il maggior numero di figli”. l’”Imperatrice del Pensiero” e l’”Imperatore dei Fatti” così li definisce il critico letterario Charles Augustin de Sainte-Beuve.

Il rapporto estremamente conflittuale tra Madame de Staël e Napoleone incuriosisce ancora oggi storici e non. Si dichiarano entrambi guerra, ma lo fanno in modo diverso. Le considerazioni di Madame de Staël su Napoleone sono per la maggior parte esposte nel suo saggio Considérations sur le principaux événements de la Révolution française, dove il Generale viene descritto come un automa che è riuscito a dare come obbiettivo alla sua nazione la guerra e non la pace. Per avere un’idea della forza provocatrice che aveva già all’epoca la sua penna e la sua persona, la scrittrice Victorine de Chastenay afferma: “c’erano tre grandi potenze a lottare contro Napoleone per l’anima dell’Europa – l’Inghilterra, la Russia e Madame de Staël”.

La risposta di Napoleone alle provocazioni dei libri di Madame De Staël è sempre e solo una: bisogna allontanarla da Parigi. Per ogni pubblicazione, un nuovo esilio, una vera e propria ossessione. Nel 1807, dopo una delle battaglie più sanguinose mai combattute dalle truppe napoleoniche durante la campagna militare in Russia, arriva a scrivere nell’arco di cinque mesi ben dieci lettere che hanno tutte lo stesso oggetto: incrementare con urgenza il livello di controllo sui divieti di Madame de Staël sul territorio francese.

Allontanata da Parigi per ordine del Primo Console, dopo un soggiorno nella proprietà di Saint-Ouen, la donna si ritira in Svizzera nel castello di Coppet, che il padre ha scelto come residenza: qui inizia la stesura del romanzo Delphine che vedrà la luce anni dopo. Anche Coppet ovviamente diventa un salotto letterario al pari di quello parigino, dove si incontrano uomini di cultura francesi, svizzeri e tedeschi. Da qui Madame de Staël inizia una serie di viaggi che la porteranno in Italia, in Germania, in Inghilterra e perfino in Russia.

Il primo viaggio in Italia di Madame de Staël ha inizio nel mese di dicembre del 1804: con lei, oltre ai tre figli, ci sono lo scrittore August von Schlegel e Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi, storico svizzero di origine italiana che raggiunge la comitiva a Torino. Questo viaggio per la donna ha un duplice scopo: dimostrare che al di fuori dell’Impero le è possibile godere la gloria e la libertà che le venivano negate in patria, ma soprattutto raccogliere il materiale per il romanzo Corinne ou l’Italie, concepito nelle sue linee generali durante un soggiorno a Weimar.

Dopo il drammatico passaggio delle Alpi e un breve soggiorno a Torino, eccola a Milano. Qui si trattiene due settimane conquistata da Vincenzo Monti che per la donna rappresenta non solo il più illustre poeta italiano del suo tempo ma addirittura “l’incarnazione stessa della poesia lirica”.

Quindi prosegue verso Parma e Modena e ai primi di febbraio 1805 il gruppo arriva a Roma. Poche sono le cose che le piacciono della città, scrive delusa a Monti, a cominciare dalle persone, fino allo stesso Vaticano.

Lasciata Roma per Napoli tutto diventa più piacevole: il clima, il golfo, il Vesuvio…ma non il basso livello morale degli abitanti. L’ascensione al Vesuvio, compiuta insieme a Schlegel e de Sismondi, le ispira alcune tra le pagine più belle del suo Corinne ou l’Italie. Resta ammaliata dalle rovine di Pompei e di Ercolano e accumula appunti di viaggio. A Pozzuoli e Miseno si conclude l’escursione nei dintorni di Napoli. E sarà proprio a capo Miseno che Corinne, la protagonista del romanzo, in molte parti autobiografico di Madame de Staël, pregata da contadini e marinai, racconta loro la storia gloriosa di quei siti nei tempi antichi.

Sdegnata per l’assoluta mancanza di cultura dell’aristocrazia napoletana, però, Madame de Staël fa ritorno a Roma. La città è un insieme di meraviglie marmoree in gran parte in rovina, tra le quali si muovono portantini, carrozze, uomini in armi ma la campagna laziale, con le sue meravigliose ville ricche di antichità, la affascina. E proprio a Tivoli, dove Corinne ha una villa di campagna, i due amanti toccano le vette più alte del loro sentimento. E sempre a Tivoli Lord Nelvil, tornerà dopo la morte della donna, per un ultimo soggiorno ricco di ricordi e nostalgia.

Durante questa seconda tappa romana fa la conoscenza della pittrice Angelica Kauffmann. Le sedute per un ritratto e le conversazioni tra le due saranno preziose per delineare la straordinaria figura di Corinne, che presenta una straordinaria analogia di carattere e di comportamenti con la celebre artista. Roma però le fa sorgere lugubri pensieri come l’incombenza della morte, confida in una lettera all’amico Monti.

Tornata nella residenza svizzera a Coppet alla fine di giugno Madame de Staël inizia a scrivere Corinne ou l’Italie. L’immagine dell’Italia che il romanzo ci restituisce però è ben diversa da quella emersa durante il viaggio, come se fosse gradualmente maturata nella scrittrice la coscienza che la bellezza dei luoghi è in grado di stemperare quello che di malinconico e di caduco c’è in essi, donando loro eterna giovinezza.

Il volume viene pubblicato nel 1807, in un momento strategicamente propizio perché le campagne napoleoniche avevano interdetto l’Italia ai viaggiatori stranieri. Attraverso le pagine del suo libro Madame de Staël permette a intere generazioni di compiere un viaggio immaginario alla scoperta della civiltà antica e moderna dell’Italia, al punto che, da quel momento in poi, uno dei più grandi desideri delle fanciulle in visita a Roma sarà proprio quello di vedere tutto quello che Corinne aveva visto.

Come scriverà il critico letterario Charles Augustin de Sainte-Beuve, “con Corinne Madame de Staël è decisamente entrata nell’Impero”, un impero letterario che le consente di toccare livelli non dissimili a quelli della gloria militare di Napoleone.

Madame de Staël muore il 14 luglio 1817 a Parigi, dove era tornata dopo la fine dell’impero di Napoleone. Alla sua morte Chateaubriand lasciò scritto nei suoi Mémoires d’outretombe: “Con Madame de Staël è venuta meno una parte considerevole del tempo in cui ho vissuto; alcune delle brecce, che una travolgente intelligenza superiore apre in un secolo, non si chiudono mai”.