Piazza e Basilica di S.Pietro
La “Rotonda” era il nome popolare fino alla metà del Novecento della Basilica di S. Pietro, immensa e maestosa, simbolo e messaggera della cristianità nel mondo.
La si raggiunge dopo avere attraversato la Piazza antistante, un’immensa ellissi di 240 metri di larghezza grandiosa e scenografica, tra le più famose nel mondo e rappresentativa di Roma, capolavoro insuperato di Gian Lorenzo Bernini. Al centro della Piazza il grande obelisco faraonico preveniente da Eliopoli, antica città egizia, fatto trasportare da Caligola nel 37 d.C. per ornare il circo di Nerone e successivamente posto nella Piazza dall’Arch. Domenico Fontana.
Attorno all’obelisco è segnata sul pavimento una rosa dei venti, dal cui centro avanzando di 6-7 metri verso le due fontane e guardando il colonnato, questo appare composto da una sola fila di colonne. E’ la prospettiva, di cui furono maestri gli architetti rinascimentali e del barocco italiano.
Lo spazio architettonico è di grande imponenza, realizzato in maniera precisa e rigorosa, conferisce un senso di magnificenza ad una grande opera dell’ingegno umano che ancora oggi continua a stupire.
Il palcoscenico della piazza, con le due bellissime fontane che rumoreggiano, si chiude sullo spazio della trabeazione della Basilica, e prima che si innalzi la Cupola maestosa è ben visibile il coronato sormontato da 140 Statue di Santi e dal grande stemma della famiglia Chigi a cui apparteneva Papa Alessandro VII.
La Basilica di S. Pietro, così come la conosciamo, è il risultato di una serie di opere di ingegneria che hanno attraversato i secoli, tanto che a Roma ancora oggi, quando si parla di lavori che sembrano non finire mai si usa la frase “fabbrica di S. Pietro”.
La prima Chiesa fu eretta da Costantino, nel luogo dove si riteneva fosse stato sepolto l’Apostolo Pietro all’incirca nel 64-67 d.C.. La Basilica costantiniana fu oggetto di prime modifiche a partire dalla metà del 1400 su opera degli architetti Leon Battista Alberti e Bernardo Rossellino, su incarico del Papa Niccolò V. Bisognerà però aspettare il 1506 per una prima grande opera di ricostruzione voluta da Papa Giulio II e affidata a Donato Bramante, che aveva ideato il progetto di un edificio a croce greca sormontato da una cupola che doveva rappresentare il nuovo Pantheon cristiano, distruggendo sostanzialmente la vecchia basilica e guadagnandosi così il nomignolo di Maestro Ruinante.
Alla morte di Giulio II e di Bramante, si succedettero come responsabili di cantiere i più importanti architetti e artisti dell’epoca che, alternativamente, preferirono elaborare un progetto a croce latina o a pianta centrale. A Bramante succedette Raffaello Sanzio, aiutato da Fra Giocondo e Giuliano da Sangallo, e ancora dopo Baldassarre Peruzzi e Antonio da Sangallo il Giovane.
Dal 1546 la “fabbrica di S. Pietro” fu affidata al genio di Michelangelo Buonarroti, che recuperò in parte lo schema a croce greca di Bramante e progettò l’immensa Cupola, la più grande e maestosa opera in muratura mai realizzata.
Michelangelo seguì direttamente i lavori del gigantesco basamento che costituisce parte della trabeazione fino all’innesto del tamburo. Alla sua morte avvenuta nel 1564, l’opera era quasi ultimata. Il basamento è suddiviso in sedici possenti contrafforti, ravvivati da colonne binate di ordine corinzio, tra i quali si innesta il tamburo e si aprono i finestroni a timpano. Dall’attico del tamburo si slancia la cupola rivestita da lastre di piombo, maestosa e di una bellezza senza tempo, lasciata in eredità a tutte le generazioni.
Alla morte di Michelangelo, seguirono Jacopo Barozzi da Vignola, Giacomo della Porta e Domenico Fontana. È a questi ultimi due che spetta la realizzazione della cupola michelangiolesca che il grande artista non era riuscito a completare, arrivando solo all’innesto del tamburo. La Basilica venne infine completata da Carlo Maderno che cambiò nuovamente il progetto, per volere di papa Paolo III, tornando alla croce latina, aggiungendo tre campate alla pianta centrale di Michelangelo. Al Maderno spetta anche la facciata iniziata nel 1607.
La consacrazione della nuova Basilica di S. Pietro fu fatta da Urbano VIII nel 1626, anche se i lavori non erano ancora terminati. Gli esterni soprattutto furono portati avanti da Gian Lorenzo Bernini e dal Papa Alessandro VII Chigi, che concepirono l’imponente Colonnato idealmente come l’ultimo dei Fori Imperiali, il Foro cristiano a testimonianza della grandezza raggiunta dalla Chiesa.
L’interno della Basilica, con le tre grandi navate del Maderno, richiede un grande sforzo di sintesi ancor superiore a quello delle architetture esterne.
La navata centrale viene incontro ai visitatori con i suoi possenti pilastri, grandiose arcate immettono nelle cappelle laterali e nelle navate più piccole e la trabeazione si incurva nell’enorme volta a cassettoni con ricca decorazione. Tutte le navate sono sfavillanti d’oro e inducono a uno stupore mozzafiato, nelle nicchie sono presenti statue dei Santi, su una cattedra marmorea la statua in bronzo di San Pietro seduto e benedicente.
Oltre la navata centrale si innalza luminosissima la Cupola, sotto cui troneggia il grandioso baldacchino in bronzo, anch’esso capolavoro del Bernini, inaugurato nel 1624 da Urbano VIII Barberini. Secondo la leggenda per la fusione del baldacchino furono usati i bronzi provenienti dal pronao del Pantheon, un detto ancora oggi in uso a Roma recita “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini” (Ciò che non fecero i barbari lo fecero i Barberini).
Creazione maestosa fatta per stupire chiunque si avvicini ad essa. Tutto è grandioso e meraviglioso: i tondi dei mosaici, le figure dei quattro evangelisti, la scritta in latino con le parole di Gesù “Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam et tibi dabo claves regni caelorum” (Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia Chiesa e a te darò le chiavi del regno dei cieli). Nel fondo dell’abside trionfa la “macchina” scenica della cattedra di San Pietro, la Cathedra Petri, mirabile composizione barocca con il trono ligneo, che la leggenda vuole appartenuto a Pietro quale Vescovo di Roma, sormontato dalla rappresentazione in oro della Spirito Santo.