Le Viaggiatrici del Grand Tour
Nato come rito esclusivamente maschile, a partire dal Settecento anche alcune donne iniziarono ad intraprendere il Grand Tour. Si trattava di donne curiose, indipendenti, amanti dell’arte e della scienza. Il viaggio rappresentava una fuga verso la libertà dalla tradizionale assegnazione di ruoli come mogli e madri.
Le donne viaggiatrici arricchirono il Grand Tour grazie alla loro sensibilità e alla prospettiva unica. Mentre gli uomini erano interessati principalmente all’archeologia e all’antichità classica, le donne infatti esploravano anche aspetti antropologici, concentrandosi sulle tradizioni e i costumi delle popolazioni locali. E questo si rifletteva chiaramente nei loro resoconti di viaggio.
Nel Settecento, la scrittura rappresentava il principale modo di documentare i viaggi, e per le donne, questa pratica costituiva una doppia trasgressione. Oltre a superare i confini della vita domestica, si appropriavano dell’ambito delle parole, tradizionalmente dominato dagli uomini. Questa scrittura di viaggio non solo documentava il loro percorso, ma rappresentava anche un mezzo per raccontare sé stesse, dimostrando una mentalità aperta e progressista.